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martedì 31 dicembre 2013

La numerosità dei fatti

Oramai sono un ometto, mi toccherebbe pure di correre le gare di contorno con i nonnini, che onore! Ma l'orgoglio, dove lo lasciamo? Non mi sento pronto ...

2011: 232 uscite, per 2,658.80 km (31 gare)
2012: 251 uscite, per 3,219.34 km (26 gare)
2013: 257 uscite, per 3,224.75 km (20 gare, di cui 7 NC)

Grazie al rush finale di questi ultimi giorni, molto sciali e familiari, abbiamo superato la soglia del 2012. Di poco, e senza farci nemmeno caso, cose che capitano.

Brutto anno quest'ultimo, se guardiamo ai risultati: il confronto con l'annata precedente dice solo che sto invecchiando. Ottimo, invece, per la qualità gioiosa della corsa, per l'assenza di infortuni seri e per la compagnia incontrata lungo la strada.

Vedremo cosa porta il nuovo anno. La voglia di calpestare strade e sentieri rimane intatta, quella di agonismo è tutta da coltivare, oppure da abbandonare forever. Niente di grave, l'importante ora è cercare di passare il testimone.

La prima volta che ho superato il nonno nella corsetta del paese, è stata anche l'ultima gara che abbiamo corso assieme. Sii gentile e aspetta ancora qualche anno, prima di passarmi a tua volta. 

mercoledì 11 dicembre 2013

Sulle tracce del coccodrillo

Chiusura d'anno alla grande con la tapasciata attorno ai Colli di Bergamo. Lo stile tapascione oramai ce l'ho nel sangue, mi pare addirittura di bloggare da gran tapascione!

Gran bella manifestazione in quel di Paladina, la scorsa domenica. I piedi e il cuore dei marciatori e podisti bergamaschi che si muovono all'unisono per questo evento benefico, alla riscoperta dei paesaggi della valle del Brembo e dei Colli di Bergamo. Dal suggestivo presepio dei lavandai, ci si dirige all'interno dello zoo per una breve visita tra gabbie deserte e rari animali sonnacchiosi.
Il clima è festoso, la gran parte dei partecipanti proseguono al passo, mentre i rari podisti si avventurano zigzagando fra le lente sagome dei marciatori.

Grande successo, come sempre, riscuotono i ristori imbanditi dai volontari, fra i quali spiccano gli immancabili alpini della sezione locale.
...
...
...
No, non ce la faccio mica, mi sta impazzendo la glicemia e inizia a prudermi un gomito.
Meglio un giro per conto mio. Oppure, un qualunque Campaccio dei miei stivali.

PS: scherzi a parte, era un percorso davvero interessante, nervoso e pieno di scorci panoramici. Alle 10 a casa: anche le Fiasp hanno il loro perchè.

sabato 23 novembre 2013

Autunno in bianco

Ogni scusa è buona per chiamarsi fuori, ma almeno ci abbiamo provato.

Due settimane lassù, in Scozia, a percorrere il fiume la mattina alla luce dei lampioni, bere Tennent's e mangiare quel poco che trovavo. E lavorare, soprattutto e troppo.
Così, mi perdo la corsa degli Alpini e pure la corsa dei Mustacchi, che sarebbe a un tiro di schioppo dall'albergo ma di sabato mattina, quando noi eravamo in ufficio, fra lo stupore dei custodi e dei colleghi locali.
Poi, un'altra settimana sotto pressione in ufficio. Cerco di ricavarmi tempo utile la mattina, prima di cavalcare l'A4, finché l'influenza non ha la meglio. Niente da fare, l'ultima dell'anno l'abbiamo già corsa da tempo.

Ci rivediamo da SM45. Probabilmente.



mercoledì 23 ottobre 2013

Nuvoloni di ieri

Tutto passa, tranqui.

Cose che capitano, se non rispetti le buone abitudini. Se non sgomiti tutte le domeniche con i compagni di merenda. Se non pratichi il rito delle ripetute lungo la ciclabile. Se non stacchi dal lavoro quando è giunta la sua ora. Se non ti rendi conto che la prossima è la MM45, non sei più quel ragazzino, neanche te.

Niente di grave, ma certe figure si potevano evitare. La Breno-Darfo, tanto per dire, un mese che è passata ma ancora brucia. Non si può partire a razzo, che tanto è in discesa, e poi aspettare quelli dietro perchè ti senti solo, poi fermarti un altro paio di volte ad allontanare i fantasmi, applaudire i compagni che volano verso il PB e chiudere in un insignificante 79 e 30.
E, peggio ancora, tre giorni dopo provare a spingere e sentire che è la rotula che invece spinge troppo e chiede un po' di stop. E poi, qualche sconforto di troppo, gare che saltano e prudenza a non finire. E il prossimo appuntamento è sempre quello successivo.

Voglio tornare abitudinario.


sabato 21 settembre 2013

Quei passi da lontano

Ier sera, corsetta di paese tra le vigne, come piace a me. Viene pure il buio, e il gentleman che è in me ritorna sui suoi passi, torcia in testa ed erede al fianco, a cercare la Bella. Insomma, dopo una decina molto bella e abbastanza tirata, stamattina me la prendo comoda. O quasi.

Porto i bimbi a scuola, rientro e veloce mi preparo. Parto calmo per il mio Progressivo Sciallo, imbocco la ciclabile fino al cancelletto di legno, che tocco teatralmente con la mano per poi rigirarmi verso casa.
Lungo la seriola stavolta, che ce la prendiamo calma oggi.
Poco dopo li sento arrivare, mi giro e un fulmine in divisa lunga e scura mi si avvicina con passi leggeri ma veloci. Mi faccio da parte ma mi intima un "vada avanti", io insisto, lo faccio passare e poi e gli vado dietro. Mi invita a seguirlo, tanto oggi fa "un lento". Stavo andando a 4, dice lui, l'adulatore, e io non resisto all'invito. Ho voglia di ascoltare storie, anche se mi costa una fatica inattesa.

Quest'anno ha fatto il personale, sui 5000.
Nelle gare punta solo a vincere, punta il più forte e ci prova fino in fondo.
Per andare forte bisogna allenarsi, crederci e correre a testa bassa. Come nelle altre cose della vita.
Non vede l'ora che arrivi la stagione dei cross. In autunno farà solo gli Italiani di Maratonina, a Cremona. Forse lo vedrò, da lontano almeno.
L'anno prossimo chiede la nazionalità, credo proprio di aver corso con uno che vedremo in Brasile.

"Alla fine ti conviene, chiedere la nazionalità, no?"
"Sono tanti anni che sono qui, voglio correre per l'Italia"
"Ma si, oramai sei bresciano dai!"
"No, sono bergamasco, sto dall'altra parte del fiume!"
"E dai, l'è stèss!"
"Ma se, fa nigot!"

In bocca al lupo, gnaro!

mercoledì 4 settembre 2013

Tempo di vendemmia e altre storie brevi

Le capisco, le mosche ronzanti attorno al vaso del miele. Vedono il paradiso, oltre quel vetro, ma non possono andare oltre. Come le capisco.

I kaiser-cosi, vincitori ai punti
Otto anni in Badia ed è sempre come la prima volta. Il nono anno è quasi prenotato, ogni anno la stessa storia.
Bel tempo, fresco ma asciutto. Pochi funghi. Tante gite, sempre più lunghe e faticose. I bambini festeggiano ad ogni rifugio: Kilian spazza via di tutto, con sobrietà dice lui, mentre Miss J si concentra su salsiccia e patate. I Kaiser-cosi vincono ai punti.
 
Un piccolo catalogo di persone bizzarre incontrate in questa valle da sogno.

Il Monte Croce, spalmato di fango
Quelli con le sneakers a quota oltre2000. Noi delle pedule siamo ormai in via d'estinzione. Sneakers, oppure le maledette A5: l'occhio mio è attento, ne girano sin troppe e pochi le usano correndo. Li invidio tutti, comunque.

Quelli che fanno le vacanze con gli amici e se li portano in giro in ogni dove. Chiassosi, irritanti e imbarazzanti. Ne ho sentito uno dire che il Monte Croce era come spalmato di fango.

Quelli che si fanno belli con la tipa, citando vette e cime e valli e sentieri fino allo sfinimento. Dei veri esperti, come del resto si evince dallo zainetto Invicta e dalla canotta della Juve.
Dove eravate, dall'89 ad oggi?

Quelli che non vedevano marmotte dall'89.

Quelli che, dopo una vita di vacanze in montagna, finalmente conquistano la prima vetta, a Cima 12.

Quelli che si siedono al tavolo del rifugio e ordinano come se fossero a Piazza San Marco, fra quindici minuti, per favore.

I turisti asiatici, in montagna e in generale.

Quelli che arrivano sotto la via ferrata e poi capiscono la differenza fra una ferrata e un parco avventura.  E si ritirano.
Questi ultimi siamo noi 4, al Piccolo Cir.

Terminate e smaltite anche queste ultime settimane di vacanza, rientriamo nei ranghi. Tra poco mando il resto della famiglia a scuola (tutti e tre, quest'anno), io torno a correre tra le amate vigne.
Intanto è iniziata la vendemmia, molto in ritardo, ma sarà una cosa veloce. Lo si capisce dal gran numero di autobus targati RO parcheggiati lungo i filari, dove io corro veloce e con passo leggero, sperando di non svegliare nessuno. Speriamo in una buona annata.

mercoledì 31 luglio 2013

Occhio ai Rolling Stones

Facile, lasciare a casa la piccola brontolina e imbucare due rifugi in un colpo solo. Facile e sleale, ma che soddisfazione.

Due in uno, lungo il percorso di un'altra corsa che non correrò, e forse meglio così. Troppo rischioso, correre su quei sassi rotolanti che ricoprono la strada verso il San Fermo, o lungo lo stretto sentiero che conduce al Laeng, stretto e mai regolare, stretto e con ciuffi d'erba che sbucano ovunque, e un ripido pendio appena sotto di te. Non guardatevi in giro o voi beati che la correrete, che sarà difficile distogliere lo sguardo dalla bellezza circostante, e la caduta potrebbe essere rovinosa. Godetevela, non è mica una corsa.

Meglio a piedi dunque, di buon passo con Kilian che se la gode da figlio unico e fa festa al manzo all'olio con polenta, mentre pranziamo nella tavolata del cuoco. Che compra il formaggio a due passi da casa nostra, e fuso è la morte sua;  e la polenta è farina del suo sacco. Brava gente questi del Mato Grosso, compresa la cuoca che, dopo la torta di mele, insiste perchè io, che "ho i baffi", assaggi anche quella di pane con cioccolato etc etc. Da garbato gentiluomo d'altri tempi quale sono, non posso dire no.
Che vita dura.

I riferimenti del caso, con Kompass.



martedì 30 luglio 2013

Il settimo gnomo

Alla faccia del "vado a prendere fresco in montagna". Quest'anno, se sono bravo, me ne faccio almeno 3, tanto per rimettermi in gioco.

Fa tanto caldo, in questo sabato sera di fine luglio, che ci sarebbe quasi da fermarsi ad ammirare le opere del Rosso, altro che mettersi a sgambettare. La Bella prende forse la decisione saggia, ma la competizione va rispettata, almeno finchè si riesce.

Al bivio, dove abbandoniamo la galleria d'arte per il bosco, non vedo più nessuno davanti a me, nè mai più ne vedrò fino alla conclusione. Sono marziani quelli. 

Dopo vari saliscendi-meglio i sali che gli scendi-, boschi e sentieri e carrarecce,  mi raggiunge un corridore del mio paese, e ci prova. Lo lascio fare, sarebbe pure ora che qualcuno mi passasse avanti. Invece, sul più bello a due passi dall'arrivo, con la sbandieratrice che ci indica soddisfatta la salita finale invece di mandarci diritti verso la zona arrivo, lui molla e mi lascia arrivare solo soletto.

Grondolo prosegue il defaticamento estivo. Meglio passeggiare sui monti.

lunedì 22 luglio 2013

Troverai pane per i tuoi denti

Papi, lo zio mi ha spiegato perchè li chiamiamo bauscioni: perchè quando parlano si esaltano tutti!
Pota, si!

Ma il piccolo milanesino gli rende la vita difficile, nel giorno del primo rifugio della stagione. 

Fonte UOEI
Un bel giro che neanche pensavo, in assoluta solitudine salvo poi scavallare dal passo e trovarsi dietro la Presolana con la calca dei festaioli. Nulla di nuovo, si arrivava preparati, e comunque la gita ad anello ne valse la pena. Anche solo per vedere il milanesino arrampicarsi con bella postura, verticale e privo di zainetto, sempre davanti al nostro Kilian (in rigorosa tenuta a due bastoncini, zainetto e occhiali da sole). 
Bella sfida, combattuta e vinta dal più piccolo dei due. Arriva al passo davanti a tutti con buon margine, mentre io vedrò le stelle, trainando con ardita tecnica a baionetta il resto della baby famiglia.

Niente corsa, ma forse abbiamo la coppia buona per la staffetta.

giovedì 18 luglio 2013

Un bimbo solo al comando

Piccoli Kilian crescono. Speriamo per loro.

Altro giro, altro rifugio, mancato pure questo. Stavolta non fu il maltempo, ma la scarsa voglia di Miss J, che borbotta come una fagiolata per tutta la salita. Non una salitina qualsiasi, quasi millecento di dislivello dal laghetto di Valcanale (1052) al Passo dei Laghi Gemelli (2139), con tutto quel giallo dei maggiociondoli e le varie orchidee alpine, maledetta estate ritardata che ci offre questo spettacolo di petali colorati.

Il piccolo Kilian sta sempre avanti, avrà i suoi pensieri o forse non ancora, ci aspetta e poi riparte. E io a sudare con l'altra, quasi a maledirla ma poi ripenso al nostro commentare le avventure del Topo, e allora tutto passa.
Nonostante tutto te ne voglio un sacco, piccina. E chi dice il contrario è solo il solito cornutazzo.

Intanto, il corridore sciallo ripete l'otto attorno alla zona degli avi e perde tre minuti rispetto allo scorso anno. Il tempo farà giustizia, oppure no.

mercoledì 10 luglio 2013

Nessuna notizia di Gurb


Forse verso settembre, se il pianeta non collassa prima.

Nessuna competizione nel mese dei miei 44, che festeggio senza il classico giro sul Monte, gli acciacchi consigliano riposo. Pochi stimoli per provare a far sul serio: più sento la bagarre alle mie spalle, più mi chiedo se ne valga la pena. L'agonismo mi dà agonia.

Domeniche sui monti, che sono rotondi e appuntiti, boscosi e rocciosi anche dalle nostre parti. E il monte non tradisce e non accoglie i traditori, la spiaggia calabrese invece lo fa alla grande. Pineta e spiaggia invase da rottami e plasticami di ogni tipo. Amen, volgo lo sguardo al monte, punto il boschetto di pini che spunta lungo il crinale, saccheggio Google Maps e, dopo tre tentativi andati a vuoto, trovo la salita giusta, la stradina dismessa e sgaruppata che mi porta in cima. Fra masserie che insospettirebbero Montalbano e olivi a non finire, giro attorno al monte e ritrovo la via di casa. Il rientro, condito dal profumo dei campi di fragole, è un dolce addio.



mercoledì 12 giugno 2013

Alla larga dalle cattive compagnie

Una settimana di stop forzato ma non troppo, un misto di lombalgia e indolenzimento del ciapét. Se non ci sono, me le cerco. Per le corse, ci sentiamo a settembre.

Il cucciolone ha finito la prima media, con la solita nonchalance. Potrebbe fare di più, far brillare tutta la pagella in doppia cifra, ma in fondo ci chiediamo tutti il perché. Va bene così, di gran lusso.

Preoccupano, piuttosto, le compagnie che un signorino timidino e compassato come lui pare cercare con tanta insistenza, evitando di proposito ogni elemento eccessivamente snob, e tutte le signorine senza distinzione. Un bel campionario di elementi poco raccomandabili, plurifidanzati, ingordi di salamelle, fanatici del pallone in tutte le sue forme e aspiranti dj. Come se la ride, lui, a stare con gli amici suoi.

E c'è pure il suo socio Matunéla, l'hanno bocciato giusto oggi, nel giorno in cui abbandona il nido in cerca del posto fisso. Alla sua Festa c'è la banda al gran completo, il filmino, i regali, il banchetto e la partitella finale, per dimenticare perché siam lì. Bambini speciali, questi comunitari, ognuno a modo suo. Non si capisce come, riescono anche a sorridere e godersi quel poco di buono che arriva fino a loro. Un destino crudele e bastardo, altro che lombalgia.

Appena siamo arrivati, il Matunéla ha realizzato che siete identici

lunedì 3 giugno 2013

M'importa una fava

Quinto anno del GP del Sebino, un record per me. Mi sento quasi pronto al salto di categoria, pronto a correre la serie di Quelli Veri.

Una vigilia faticosa, con rasatura del prato e preparazione del compleanno di Miss Jade, concluso in bellezza con la partitella serale due contro uno: ancora non c'è storia per il mio boy e il suo amichetto, papi è troppo forte per loro. Oh yeah!

La corsa è la solita festa di gente e sudore, un parchetto assolato con vista lago e amici da salutare ovunque, con passione. Nic è messo male ma sorride che è un piacere: la sua presenza da sola vale il biglietto. Mi piazzo ai ristori a porgere bottiglie e incitare come riesco, agli over 45 e, dopo la mia corsa, pure alle donne: la parte più piacevole della mia giornata.

Sono ben sei le canotte giallo-azzurre che mi arrivano davanti, mica dieci come sostiene il Nic: i ragazzini si fanno sotto, gli anni passano e mi merito la promozione tra quelli veri, almeno fino quando non riterremo la cosa troppo ridicola.

E, quando la giornata è tanto piena di sole, non c'è altro da dire. Quinto 2 giugno a zompettare sulle strade di casa:
  • 2009: 26.mo/94 (MM40), in 30.27
  • 2010: 12.mo/103 (MM40), in 29.01
  • 2011: 19.mo/116 (MM40), in 29.17
  • 2012: 14.mo/97 (MM40), in 28.40
  • 2013: 19.mo/98 (MM40), in 28.47

Ma varrà ancora la pena di seminare mezz'orto a fave per poi attendere il GP e raccoglierne due chiletti scarsi? e un sacco di baccelli, grossi come non mai, ma desolatamente pieni di folta peluria e poco più? Che tempi, ragazzi.

mercoledì 29 maggio 2013

Corridore sono

Quando provo a fare l'Atleta, a prefissarmi un obiettivo, mi va buca. Non c'è niente da fare, sono solo un povero Corridore.

Poche righe sul Diario di bordo, perchè non se ne perda il ricordo. Maratona del Naviglio, aka La Mezza di Cernusco S/N, con premesse poco incoraggianti, ma ci vado lo stesso, che mi piace sbagliare di testa mia:

N. Cernusco lombardone e/o naviglio?
D. naviglio martesana
N. NON NE HO MAI SENTITO PARLARE TROPPO BENE
poi se c'è caldo è per intero sotto al sole
D. partenza ore 9
N. la martesana è bella per allenarsi
D. caldo ...
N. per gareggiare un po' meno


Giornata perfetta per sudare lungo il naviglio, il barba alle previsioni di Frate Indovino, ma c'è solo la testa e non le gambette, oggi. Duro convivere con gli imbianchini, un continuo spostare di cose per casa e, già che ci siamo, restauriamo il tavolo di cucina e pure le cadreghe. 

Arrivo a domenica con 2 corsette rubate ai doveri familiari, le birre dei Lagoni ancora in circolo, gambe dure, schiena a pezzi e ci sarebbe di che rimanersene nel letto. Invece, passo la mattinata a sgambettare sulla ciclabile, compreso quel bel tratto di sterrato zuppo zeppo di pozze, a inseguire la prima donna per poi essere da lei inseguito e infine, a meno 2, il crono dice che non è cosa e allora rallento e le cedo il passo.

A parte la botta all'anca all'ingresso in pista ("scalino, attenzione!"), tutto bene. Mi piace.


Sarebbe ingiusto mandare a quel paese quei quattro ciclisti spazientiti e irritati che non hanno rallentato al nostro passaggio. La ciclabile è di tutti, hanno ragione anche loro. Nel mio piccolo, posso solo sperare che il grosso del gruppo non li abbia scaraventati dove meritavano. La Martesana non ne dà notizia, per ora. 

martedì 21 maggio 2013

Laghi, laghetti e lagoni

Prosegue il tour dei laghi lombardi, con un bel cross lungo ai Lagoni.

Un'ode all'amicizia dei soci Andrea e Kikko e Hal (benvenuto nel club), alla bellezza del bosco, al gracidio delle rane, ai laghi che se ne stanno nascosti salvo poi riaffiorare sotto forma di pozzanghere, al bello della corsa insomma. E un grazie a chi ha chiuso i rubinetti giusto in tempo, ci mancava solo la pioggia.

Tante le pozze, a volte profonde: meglio prenderle ai fianchi, e rischiare di sprofondare e scivolare con le care, vecchie, gialle A2, oppure affrontarle di petto? Non esiste una regola buona per tutte le pozze: la Kompass non ha segnalato la profondità, il CAI non ha messo i bollini bianco-rossi. Si va a sentimento, sperando di non scivolare troppo o di non affondare al ginocchio.

Corsa dura e muscolare, "il marocchino e il Proserpio avanti di un minuto e dieci", ma siamo solo al settimo e mi sento già molle, lascio andare avanti i tre che avevo da poco raggiunto. O meglio, non ce la faccio a stargli dietro, diamo a Cesare quel che gli spetta.

Due o tre chilometri in coppia con un altro, messo peggio di me, poi una decina di chilometri in beata solitudine, nessuno davanti, nessuno dietro, come piace a me. Troppo corti i rettilinei per allungare lo sguardo, pare davvero un allenamento. Ogni tanto, senza mai girarmi indietro, un pensiero ad Andrea, in discesa mi potrebbe prendere facilmente, non sarebbe male arrivare assieme, invece mi tocca chippare da solo, dopo aver pestato di proposito le ultime due pozze sparse per terra.

Peccato il sole arrivi all'ora del pasto. Peccato non aver portato la famigliola.
Per fortuna, un paio, forse un trio, di bionde con Hal e Andrea allontanano i pensieri cupi.

  • 19 maggio 2013: quinto/247, tempo 1:26:31
  • 10 giugno 2012: ottavo/262 (primo cat. MM40), tempo 1.28.15

A questo punto, direi che ci rivediamo.

sabato 11 maggio 2013

La cortesia di rispondere

Non farlo è scortese, nulla da dire. Con quelli dei call-center, però, la tentazione è forte.

In risposta ai mille del leprorso: 10 mille in piano al parco, solo 500 di recupero che non avevo troppo tempo. Un sacco di gente in giro, non è la scusa per essere andato un po' pianino, almeno rispetto alle tue su un percorso decisamente più duro.
In risposta ai medi di kikkone: un lungo attorno al fiume, rischiando scontri con bambini in bicicletta in ritardo a scuola, cagnoni troppo grossi per i loro padroni e nonnini alla guida di auto non munite di frecce direzionali. Buon finale in progressione, una volta rientrato sulla ciclabile.

In risposta ai solleciti di entrambi: credo che sì, stasera max domani ci iscriviamo. Solita toccata e fuga, poi abbiamo un baby calciatore da portare in giro per il mondo.

Ma state andando fortissimo, ragazzi, sono davvero onorato di esservi socio. Ovviamente, sono anche preoccupato da questa vostra ansia da prestazione: lo sento fin qui che volete arrivarmi davanti, per dimostrare che avete battuto quel tale che una volta, anzi due, ha fatto un inaspettato 1.17, ma fa parte del gioco. Siete comunque due carissime carogne ;)

Mettete dunque in azione i bookmakers, ma sappiatelo che chi ha scommesso su di me ci ha sempre rimesso il capitale. Sono inattendibile, tutto qua.

Intanto Nic sta godendosi l'ora d'aria, beato lui. Niente invito per me, quest'anno. Forza Nicolino!

Nota postuma: quanti di questi? se vado di persona, di solito strappo un buono sconto al cantiniere, che non gli dispiace quando passo in pantaloncini a correre e mi può vedere dalla finestra ...

lunedì 6 maggio 2013

Un'ora sola ti vorrei

Due corsette sotto casa, a chilometro zero o quasi.

Primo Maggio in casa del diavolo, per la Non Competitiva che fa il giro del paese attraverso stradine di campagna, boschi e vigneti e il resort superlusso.
Non piove, ma i prati sono zuppi. Non c'è concorrenza, a parte un ragazzotto che alla SL mi ha dato un minutino.
Lo reggo i primi 3, poi lo lascio andare, boccheggio lungo i saliscendi e, senza tanto girarmi indietro che non ce n'è mai bisogno, taglio per secondo. Taglio pure un 500 metri di percorso, causa segnaletica ballerina. Ma c'è chi fa di peggio e mi perdonano. 
Percorso bellissimo. Pane e salsicce per tutti, tranne che per me, ovvio.
L'assessore, alla scuola tra l'altro, mi premia con un servizio di piatti, 18.

Domenica, il giro del laghetto: tra la partenza e la casa della maestrina ci sono un centocinquanta metri,
giusto il tempo di due allunghi e di suonare il campanello.
"85. Da tanto tempo. Ti ho pensato giusto pochi giorni fa. E così sei diventato ingegnere."
E io che contavo di far figurone come atleta. Ho capito niente.

La prima metà scorre veloce e anche troppo: il treno è quello forte, con i big di categoria, ripigliati metro dopo metro dopo la solita partenza lumachina. Al giro di boa del castello, tra lo sterrato e le prime ascese, si tira il fiato di brutto. Pare che non li ripiglierò nemmeno in sogno, passeggio faticoso sulle mattonelle del lungolago poi, al terzo sorpasso ricevuto riprendo un buon passo. Sull'asfalto guadagno terreno, ripasso i tre e, dopo l'ennesima discesa sul lungolago, anche il mitico orange che è alle corde. Nei millecinquecento finali mi resta indietro di una ventina di secondi, odio le volate.
Arrivo in solitaria e al rallentatore nel finale sterrato, primo tra quelli sopra l'ora secca. Davanti, l'ultimo vincitore del Monga. Porca paletta.

Statale chiusa, niente vento, passaggio nel castello, il lago, gente in festa, Antonio Rossi sul palco.
Altri scenari da ricordare, non solo per il tempo che fu.

Un ultimo pensiero alla compagna di team che la Bella si è ritrovata in zona doccia. Non so bene come interpretare le parole che seguono. Ne siamo entrambi turbati.
"Dani, dovevi vedere come le stavano su."





mercoledì 24 aprile 2013

Take me Home, Country Road


Lungo le strade di casa. Dal paese dei suoceri verso quello dei nonni, senza ritorno.

Erano i Favolosi Anni Settanta, la terra e il cemento venivano via per un tozzo di pane e di posto ce n'era per tutti, nella Grande Epoca della Colonizzazione. Il progetto fu curato dal fratello ingegnere, quello che poi mi ritrovai come preside qualche anno più avanti. Ambizioso e a lungo termine, faraonico nelle dimensioni e da montarsi a mano come i mobili Ikea: ci vollero decenni per saldare il mutuo a tasso agevolato della banca, altrettanti per riempirne gli spazi vuoti e per inventarsene di nuovi. Faticoso ma gratificante.

Una posizione privilegiata: pochi metri sopra la verde vallata coperta, ai tempi, da campi di mais; un torrente con gamberi e troterelle che scorreva fra i grandi platani. Una ripida salita, che a pensarci oggi sarebbe stata l'ideale, con tornante finale degno di una Cima Coppi, conduceva ai cancelli d'ingresso. Sempre aperti, oppure con la chiave nella serratura, altri tempi. Attorno, un bosco di roverella, carpino e poco altro, con la forte pendenza e il terreno roccioso che non procuravano grande nutrimento. Pungitopo e orbettini e ricci e palloni che finivano immancabilmente in fondo al bosco.

Al pianterreno, appoggiata saldamente alla solida roccia della collina, la taverna che, anno dopo anno, si popolava dei mobili di papà, perline di abete fatte a mano comprese. Un ampio garage, un ancor più ampio laboratorio di falegnameria, con un arsenale di tutto rispetto: per ogni pezzo sfornato su richiesta, la maggior parte dei magri ricavi (sottocosto non l'avevano ancora coniato, per i tempi si poteva parlare di beneficenza) veniva reinvestito in attrezzi, pomoli, vernici, viti, colle e grezze assi di legno. Perchè lui aveva la fissa del noce nazionale, e lo impilava ordinato sotto la veranda del vecchio pollaio.
A completare i piani bassi, una fresca cantina fra le pareti di casa e la roccia. Le damigiane di barbera partivano dal Piemonte, e sono trent'anni che il camioncino di Lorenzo segna puntuale l'inizio della Primavera.

Al primo, due stanze da letto, due bagni, una cucina e un enorme soggiorno adibito principalmente a sala TV. Un altro camino, ovviamente. Tre letti, di cui uno a castello, nella nostra cameretta: una sfacchinata ritagliare le perline a misura e con la giusta inclinazione, con il tetto a spiovente sopra la testa: sono imprese che ti rimangono dentro, queste.

Una scala a chiocciola e una rampa di legno (casalinga, non c'è bisogno di dirlo) conducevano alla mansarda sottotetto. Per anni rimase spoglia, giusto un tappeto di verde moquette, pile di libri e fumetti accatastate alle pareti, una ringhierina in ferro con vista sul soggiorno. Col mio fratellone si organizzavano le gare di salto, in alto e in lungo, un materasso a riparare i magri fondoschiena. Con decisione unilaterale, un giorno mi stabilii lassù: una stanza per studiare, sommerso da pile di carta ora ordinate in scaffali; una per dormire, prima da solo poi con la fidanzatina, nel lettone a una piazza e mezza restaurato col vecchio. Dagli abbaini, la vista del Gölem.

All'esterno, la palestra multisport. Ore di palleggi, di tiri e corse in solitaria, oppure con fratelli e cugini; un canestro quasi regolamentare che ebbe scarso successo; una rete da pallavolo per i tornei serali, dove tonton de Paris si prodigava nell'arte del barare, manco fossimo al Roland Garros; una piscinetta che anticipava i tempi. L'orto, il bosco, il gazebo e il pollaio, non mancava niente nel nostro MiniMondo.

Quando parto da Sarnico verso Lovere, ho in mente una sola cosa: tornare a casa.
  • 17 aprile 2011: 24.mo/1044 in1.33.33 (cat. 5/230)
  • 22 aprile 2012: 31.mo/1803 in 1.35.09 (cat. 7/336)
  • 21 aprile 2013: 47.mo/2338 in 1.34.04 (cat. 8/435)
Per fortuna ho una pessima memoria, altrimenti sarei annientato dai ricordi.

mercoledì 17 aprile 2013

Raccolgo le idee (altrui)

Una mezza di sfogo ad una settimana dal flop. Torna la Primavera, finalmente e come sempre.
Foto by My Garden
Allora, cosa mi hai combinato domenica?
Quanto hai fatto, alla fine?
Eccolo qui, il Maratoneta!
Ma vai più piano, che hai appena fatto la M. domenica!
Vedo che hai ancora una corsa bella sciolta, nonostante la M.
Madrid? Non ci sono mai stata, ma ti consiglio di lasciare perdere.
Dedicati alla mezza, che su quella distanza vai forte.
Prendo nota di tutto, ascolto tutti senza dar retta a nessuno. Poi ci penso su.
Cellatica questa volta ci è piaciuta, miracoli primaverili. Al resto ci penseremo.
  • 29 marzo 2009: 67.mo su 278 (cat. 18/69), in 1h27:12 
  • 28 marzo 2010: 26.mo su 359 (7/71), in 1h22:09
  • 6 marzo 2011: 30.mo su 389 (5/71), in 1h18:50
  • 14 aprile 2013: 50.mo su 550 (cat. 13/92), in 1.22.56
Doverosa, amara riflessione in chiusura: sulla via del rientro, la Fiera era strapiena da vergognarsene.
32° Mostra Internazionale Armi Sportive, Security e Outdoor 

lunedì 8 aprile 2013

Shit happens

Un amico che ti segue in bicicletta, odorare con lui le ondate filanti verso l'arrivo. Tre tesori che ti chiamano da lontano. Ne è valsa comunque la pena.

Una giornata storta, in un certo suo modo strano. Penso sarebbe andata così ad ogni modo, nonostante i bioritmi maledettamente al top.

Prendere scuse non vale, non sempre almeno. La notte agitata, il freddo, il vento, la ricerca del wc, il gps che corre fino ai 43 finali, son solo palle dopotutto.
Poteva andare bene, poteva andare male: ho estratto la carta sbagliata, capita.
Si vince e si perde, capita.

Si chiama vita ed è un'occasione unica. Evitiamo gli sprechi.

Qui il video di Nic. Sottotitolo: "dov'è il cesso?"

[commenti disabilitati dall'amministratore, scusatelo]




domenica 31 marzo 2013

Consultazioni lampo

Un altro incontro per strada col mio tifoso speciale. Che pare affezionarsi sempre più ai casi miei e dimenticarsi dei suoi.
Pensavo eri alla Stramilano, non puoi fare la Maratona senza prima la Stramilano ...
Non sbagliare i primi 3 chilometri, sono decisivi ...
Unisciti a un gruppetto, parlate tra voi fino al trentesimo, non è mica facile ...
Non saltare un ristoro, i crampi sono dovuti alla disidratazione ...
 Prendo nota di tutto, ascolto e assimilo. Ma la memoria non è il mio forte.

Buon medio da venti in settimana, interrotto al sedici dall'incontro di cui sopra,  ne approfitto per chiudere gli ultimi quattro in progressione fisica e mentale.
Ultimi 3x5k ieri, giusto prima della grande pioggia. Senza sforzo apparente, buone sensazioni: più un RM che una ripetuta, ma era giusto per chiudere il cerchio.

Certo, se arrivasse la Primavera non sarebbe male. Chissà a Parigi ...
 

domenica 24 marzo 2013

E intanto fuori piove

L'anti tabella del maratoneta improvvisato dice che è l'ultima settimana di carico. Senza però esagerare, che in fondo quel che conta è uscire, mica gareggiare.

Lunedì, risveglio imbiancato, si salta.

Martedì, calzini rimasti nel cassetto, si salta.

Mercoledì, mezza di ferie e 32 di lungo faticato. Spero sia solo la mia ben nota meteoropatia.

Giovedì, bel sole, ovvio: corsetta di scarico in pausa pranzo.
Venerdì, pausa lunga per un 4x4k, ma l'ultimo è solo un 3k, come ho già detto. Buona media sotto ai 3.45, significativi incontri per strada.

Sabato provo le nuove scarpe veloci nell'anello dietro casa. Il ritmo lento le annoia, quindi proviamo il chilometro finale lanciato, e si scende ancora sotto i 200 secondi. Mi piace.

Domenica, mentre la Bella rientra dal Canadà, provo le nuove scarpe lente, anche se con questo modello siamo già al terzo giro di giostra. Mamma bada ai due studentelli, il volatile di stagione si rassoda nel forno, e io salgo lungo i tornanti che portano all'altopiano (500m+), sotto l'annunciata pioggerellina. Salita tranquilla, con due pause fazzoletto, e discesa abbastanza tirata. Scarpe promosse.

Tirando le somme, quasi 93k.

Due paia tutte insieme possono sembrare un eccesso, ma le Diadora avevano passato i 1300, e le Asics gialle sono datate 2010. La Spending Review è già di casa. Ringrazio il mio nuovo pusher per aver evitato il peggioramento della tendinite.

venerdì 22 marzo 2013

Come un cavallo

L'attempato ciclista spinge a piedi il suo cavallo d'acciaio e mi punta mentre aspetto di ripartire. Con mia grande sorpresa, non è un ciclista.

José Guadalupe Posada, 1852-1913
-Ti stai preparando per Milano vero?
-Beh, si.
-E quanto vuoi fare? quando corri le ripetute vai come un cavallo, sarai poco sopra i 3.
-Ma no, saranno 3 e 40 scarsi, sono vecchio oramai!
-Ma smettila, io a 40 anni ho corso la maratona in 2.46! Quanto hai sulla mezza?
-Uno e diciassette ...
-Diciassette? Ma se io ho sudato per arrivare a uno e diciannove!

... blablabla e tanti auguri (sinceri, mi pare) per la corsa ...

-E come mai spinge la bici, ha bucato?
-No, ho il morbo di Parkinson, la bici mi dà sicurezza mentre cammino. Non posso certo aspettare sul divano di finire i miei giorni, allora esco come posso.

Mi ci vuole un momento, dopo, per ripartire per l'ultimo 4k che poi diventa un 3k.
Mondodimerda.

mercoledì 20 marzo 2013

Tanto di cappello

Annuale appuntamento con la Marciacorta. Quattro sabati mattina di preparazione basteranno? I nostri piccoli se la caveranno e si faranno onore? Mi adatto all'audience e mi gioco un "e chissene".

La "gara" dei piccolini, categoria Polisportivo, fino all'anno 2005: abbiamo una terza elementare in corsa, solo 7 dei 12 iscritti si presentano in questa mattinata puntualmente piovosa. J. cade due passi dopo lo sparo, ginocchio sbucciato e lacrimoni. R. e M. si presentano in buona posizione alla fine della salita: suggerisco un timido vai e R. ne passa tre nei cinquanta metri restanti, c'ha il fuoco dentro lui. Gli altri alla spicciolata, tutti bravissimi.

Quella dei Ragazzi, anche qui falcidiata da assenze varie: solo 5 dei nostri in corsa. Non li abbiamo preparati quest'anno, il sabato la scuola chiama e ha precedenza. Il professore di Ginnastica, dopo un avvio interessante con la gara scolastica di campestre, si è poi disinteressato della nostra iniziativa. Ragionevole, ma comunque un peccato. Il percorso è lungo e nervoso, alla prima discesa il mio campioncino si lamenta che è scoppiato, poi chiude nei dieci (su una quarantina, credo). Prima di lui H., quinto e ultimo della volatina a quattro. Tutti bravissimi anche qui, non esiste l'opzione B.

Mi cimento nella solita corsa da quasi 10, che transita per i boschi del paese lungo sterrati scivolosi e in forte pendenza. Non ne ho, dopo i 10x1 di sabato (che poi sono 20 in totale), quindi lascio che mi passino avanti i giovani temerari che affrontano allegramente le discese. Ne ripiglio almeno tre nel finale su asfalto: viva i giovani, ma noialtri anziani chiediamo rispetto.

Quest'anno saremo comunque severi con chi si era iscritto e poi non si è presentato (per non contare il caso dei due bambini che si sono presentati al parco a gara conclusa ...): niente cappellino per loro. Mi sento la cattiveria fatta persona.

mercoledì 13 marzo 2013

Fumata bianca

Kikko mi sta dando delle preziose indicazioni: il ragazzo ne sa, o comunque sa quel che fa, e io che invece vado a sentimento, mi confronto con i suoi allenamenti per capire dove posso arrivare.

Provo il suo lungo da 28, detto il pare facile ('sto par di palle), ma la competizione virtuale mi porta a spingere un po' troppo sin dall'inizio e poi, diciamocela tutta, è da un pezzo che non supero i 21, non è che abbia poi tanto da spendere. Al 17.mo mi pianto e decido che arrivare a casa con i 28 sarà comunque un buon risultato: da lì al cancellino è uno stillicidio di fermate varie, quando non ce n'è, hai voglia di bluffare (sottotitolo: pirla).

Domenica mattina i 3k ripetuti sulla ciclabile, ma la nebbia è a livelli londinesi, la voglia poca e insomma non se ne fanno più di tre. Obiettivo minimo raggiunto, almeno nel conteggio settimanale (sottotitolo: lazzarone)

Il Coach mi suggerisce, fra una valangata di ripetute e l'altra, un bel lunghissimo da 36: non mi resta che scroccare una mezza giornata di riposo ed approfittarne. Stavolta la frittata esce bella cotta: primi dieci in relax ma al buon passo; poi altri dieci molto più complicati, su sentiero e con numerosi saliscendi (direi collinare, se solo avessi visto l'ombra di una collina); altri dieci fra asfalto e sentiero di buon passo, quindi il finale alla come viene viene. Un minuto dopo lo stop, battiti a 120.
Per una volta, il bicchiere mi sembra mezzo pieno (sottotitolo: finalmente non piove!)

Come spesso capita, è ora di cambiare scarpe. Le Diadora dovrebbero aver fatto sui 1200Km, dallo scorso 6 novembre. Non abbiamo nemmeno fatto in tempo a conoscerci bene, che è già il momento di lasciarci. Urge riunire il conclave per scegliere il degno successore (sottotitolo: ma le Adidas Boost neanche se me le tirano dietro!)

lunedì 25 febbraio 2013

Bocciatura ai Regionali

E, dopo Busto, eccoci a Treviglio, nota località delle basse Orobie che usa accogliermi a fioccate di neve in faccia. Belli grassi e agitati dal vento.


Anche qui ci sono in palio i titoli Regionali sulla distanza, e al solito ci capito per caso, che mi si creda o no. Una bella truppa di pazzoidi sfida il maltempo, entrambi come da previsione. 
La fioccata inizia da subito ma l'asfalto è solamente bagnato, quella pellicola d'acqua gelata che le suole raccolgono passo dopo passo e man mano riversano sulle cosce e sui ciapèt. L'ideale, insomma, per mantenere la falcata distesa ed elastica.

Per farla breve, un freddo maiale, e la barba non serve a molto, se non a tener lontane le ammiratrici.
Seguo da subito il gruppetto dei Runners BG, all'ottavo mi pare che si rallenti troppo e, invece di starmene al calduccio, mi metto ad inseguire le ombre che ci prededono. Ne prendo una, poi la seconda, poi il gelo mi fa mettere da parte ogni pensiero positivo: freddo, impegno e fatica aumentano, ma il ritmo cala. Inutile strapazzarsi se non puoi almeno avvicinare te stesso, l'importante a 'sto punto è solo arrivare e godersi la tormenta.
Mi fermo una volta, poi una seconda e una terza. Mi scaldo le braccia, faccio lo scemo con i volontari, osservo la marmaglia passarmi avanti con merito. I guanti sono fradici e le mani gelate: rimuovo le dita e le chiudo a pugno, con i guanti che ballano la rumba ad ogni balzo. Che spettacolo indecoroso.

La prima è andata, e peccato per quel chilometro lanciato corso sotto i 200", appena due giorni prima. Sono lampi di luce, poi si torna alla realtà. Che, da quanto si capisce, è la solita zuppa indigesta. Si torna a correre, ce ne sarà bisogno.

venerdì 15 febbraio 2013

La fabbrica del pane

Inseguendo Aureliano, la fabbrica del pane mi appare attorniata dal ghiaccio. Toh, che sorpresa!

Giorni strani per correre, e forse sarebbe anche saggio restarsene davanti al caminetto a far nuvolette con la pipa. Invece si esce, la primavera avanza e Zefiro rimenerà, una volta ancora, qualche appuntamento podistico dei suoi.

Una salita sul monte, a lasciar le prime tracce sull'invitante neve fresca: solo nel tratto finale, ça va sans dire, che tutto il dedalo di sentierini sottostanti è già martoriato dai segni delle 4x4, brutto vizio locale.

Un'uscita in PP (Pausa Pranzo) lungo il Villoresi, e si sperava in condizioni di terreno migliori. Nei tratti buoni la ciclabile è un single-track circondato da neve, sperando di non incrociare nessuno. Nei tratti peggiori neve pressata, parzialmente disciolta e poi ricongelata. Un po' pericolosa, mi prendo i miei rischi e il medio finisce bene.
www.panem.it
Giusto a metà strada, al termine di una via presa per disperazione alla ricerca di asfalto, mi appare lei, e chi se lo aspettava mai? In questo stivale malato, c'è ancora chi produce, e il sito è tutto un 404, segno che qui si bada al sodo, mica chiacchiere da "blog come distorta forma di condivisione e socializzazione e sulla sua decadenza ormai evidente" (cito qui, penultimo link del giorno).

Una serata al PN (Parco Nord), col buio che avanza man mano che inanello giri ad otto. L'ultimo lo corro attorno, invece che dentro, alla ricerca di luce e incrociando i giovani marciatori locali. Freddo e fame, poi si rientra e c'è pure il tempo per festeggiare le solite, monotone pagelle.

Comunque, da quando abbiamo ritirato la MDP (Macchina Del Pane, per i pochi che NON leggono i socializzantemente distorti blog di cucina), un tozzo di pane non lo si nega a nessuno. Il consumo casalingo è cresciuto da quasi zero a quasi due-tre pagnotte a settimana. Non sarà una michetta, ma c'ha comunque il suo gusto.



lunedì 11 febbraio 2013

Smascherato

La stagione del cross è finalmente conclusa. Anzi no.

Non tragga in inganno i buongustai, la Badia che sta alla periferia di Brescia ha ben poco a che fare con La Gran Ega, sia chiaro. Un bel centro sportivo, un parchetto, un boschetto e un vignetino buoni per il Nordic Walking. Una boccata d'aria per quelli di città e poco altro.

Ne viene fuori, atleticamente parlando, un bel percorso da cross, con tutti gli elementi del caso: erba, salita, discesa, tracce di trattore, passaggi stretti nel bosco, un tronco da scavalcare, una discesa ripida conclusa con una curva a 90 e contro il passamano ferrato, un laghetto ghiacciato, un paio di inversioni a U e un'altra curva a 90 giusto prima del traguardo.
Terreno prima assai indurito dal ghiaccio, poi che via via si scioglie sotto i raggi del timido sole, senza però sconfinare nella seconda combinazione di gusti preferita dai veri crossisti, il pozza e melma.

Poco da dire, non ne avevo molta voglia ieri, ne ho poca oggi. Non era mica una corsetta facile come il Monga, del resto: se non parti convinto finisce che ti imbottigli e paghi pegno. E ti passano tutti, e ti strappano di dosso il vestitino da top-coso che qualcuno ti aveva ingenuamente regalato. E, se non rientra nei tuoi obiettivi di allenamento, finisce che è soltanto un altro allenamento.
Si, ma tre ore di attesa per mezzoretta neanche di corsa sono un po' dure da digerire. Non è il mio pane.

Secondo Cross del Parco delle Colline di Brescia:
27.mo/151 (cat.: 12/69) in 25.06


venerdì 1 febbraio 2013

Tutte chiacchiere

Ogni tanto, qualche obiettivo all'orizzonte sarebbe di stimolo.

La giornata bigia, umida e così pienamente padana era veramente perfetta per qualche ripetuta o per dei lavori veloci sulla ciclabile, come no.
E invece mi chiamano da scuola che lui non si sente bene e c'è da riportarlo a casa. Ma tanto male non sta, neanche lui. Brividi dice, ma tremare non trema. Mal di testa, e qui gioca sporco. Febbre non parliamone, sottozero.

Poca voglia, tutto qua.
Ma prima o poi anche l'inversione termica finisce. E basta con questi bei giorni di sole in montagna. Non è giusto.

venerdì 25 gennaio 2013

Il Metodo Sperimentale

Che male possono farmi 15 giorni di corsa consecutivi? Che ne so, e allora provo.

Niente di troppo serio: nessuna tabella, nessun guru a cui dar retta, solo voglia di mettersi in gioco e di far fare due passi alle scarpette e due giri alla lavatrice. Insomma, un po' come il tipo che prova a diventare sociovegetariano a modo suo, per il gusto di provare.

Una decina di chilometri al giorno, mediamente, senza strafare. Ieri venti per chiudere in bellezza, ripetute poche e corte. Montagna, una volta sola, che tanto ci rivedremo col bel tempo. Una sola gara, ma scelta con cura amatoriale. Parecchi medi o giù di lì, invece: che è un bel correre ed il tempo passa veloce mentre esplori i dintorni e nessuno ti prende per matto che vuoi fare il Bolt sulla ciclabile.

Sensazioni buone, a volte buonissime: ogni giorno che si ripete come il precedente, senza troppa fatica, senza bisogno del lento rigenerante che credo sia un'altra invenzione di Albanesi. Un rituale che oggi mi è mancato, lo confesso. Rientrare in mensa con i colleghi, lasciare la sacca nel ripostiglio, le scarpette in soggiorno, le calze sullo stendino, le mutande nel cassetto e le clementine nel vassoio ... che smacco.

Unico effetto collaterale, un piccolo rigonfiamento alla caviglia, ma pare più una distorsione che una tendinite, forse effetto dei due giorni di corsa con le scarpette di riserva, dopo il pantano di Treviglio.
Penso che potremo avere una fase due. Magari non subito ma io me la sento che arriva. E di solito ci azzecco.

lunedì 21 gennaio 2013

La paciarella, ovvero il fattore campo

Poco da dire, dopo la Versione di Nicola, ma è da stamattina che questo titolo mi ronza per la testa, allora aggiungo una spruzzatina di pepe qua e là, riempio i vuoti.

Innanzitutto, io arrivo prestissimo, seguendo le indicazioni della signorina che si nasconde dentro il tomtom, e passo un'ora almeno svaccato in macchina a piedi scalzi, col primo paio di calze già compromesse. Alle 8 sono bello che iscritto, ci siamo solo io e un'agguerrita banda di Michette (e mandategli almeno un "bello il nuovo sito", che se lo merita!) dedite alla preparazione dell'immancabile tendone sociale: il fornello del caffè installato, le salsicce saranno pronte poco dopo. Questi qua hanno capito tutto.

Insomma, i primi cento passi fuori dall'auto mi bastano per infangarmi il primo paio di scarpe, penso mentre osservo dal parabrezza il lavorio attorno ai gonfiabili. Per quanto ci si lamenti, c'è sempre chi se la passa peggio.
Verso le 8.20 iniziano a passare i primi riscaldamenti lungo la stradina asfaltata: li osservo e basta, oggi non è giorno di battaglia, e nemmeno di polmonite.

Solo verso le 9 esco per un doveroso ricambio d'acqua, ed incontro il suddetto 98, stivalato come da sua premessa: all'uscita l'ho già smarrito, quindi me ne esco per una prima ricognizione in solitaria. Giusto per assicurarmi che il campo sia ben oltre il limite della praticabilità, come è giusto che sia in queste Grandi Occasioni. Lo è, fa veramente schifo ben più di quanto pensassi, più di quanto un fanatico crossista potesse sperare. Atmosfera perfetta

Bene, la faccio corta che era solo un cross medio e "quelli forti comunque fanno il lungo", e poi sono solo un "pivello" e non è che ne capisca molto, in verità. Conosco solo una regola, lo confesso, quella di mettere un piede avanti all'altro, fino alla linea d'arrivo e poi oltre.
Ah, sono anche un riconosciuto "freddoloso", pur essendo oggi uno dei pochi a maniche corte.

Parto tranquillo come sempre, e capito dopo il sorpasso di Nic nel gruppetto dei primi dieci, fra i quali riconosco alcuni volti noti. Li tengo senza troppi problemi, ogni tanto perdo terreno nei tratti fangosi ma mi rifaccio sotto nei pochi tratti corribili. Nell'ultimo giro ne passo un paio e perdo l'attimo buono per farmi sotto ai tre davanti: quando ci riprovo sono nel bel mezzo del pantano, con le caviglie smerdate ed è troppo tardi. Chiudo senza volata, per la delusione del mio manager, ma anche senza affanno.
Tanto che, se non fosse per il terribile gelo che mi paralizza le estremità dei piedi, starei quasi metidando il bis sul lungo ... ah, che incontentabile golosone!

La bella passeggiata finisce con un'ottima fetta di paciarella made in Michetta, sapientemente sottratta dal compagno di sbronze, la cui consistenza ricorda vagamente il campo di gara. Il sapore, molto migliore. Alla faccia del piatto povero.

PS: com'è, come non è, correre da queste parti mi porta spesso nei primi dieci o giù di lì. Escludendo l'ipotesi che l'aria locale mi faccia correre più veloce o quella assai più bislacca che io faccia parte della schiera dei top-cosi, ne resta in piedi soltanto un'altra. Ma non vorrei sbilanciarmi troppo. Del resto, sono le mie corse preferite.





mercoledì 16 gennaio 2013

Coming Out

Piccole rivelazioni di poco conto.

Un mese e passa che corricchio a vuoto, qualche obiettivo l'ho buttato giù ed ora è tempo di confrontarsi col mondo esterno.

Il prossimo appuntamento sarà quindi a Treviglio, personale esordio nel Trofeo Monga. Senza grosse pretese, se non di arrivare in fondo, non farsi male ed evitare l'usuale unghia nera post-chiodate.
Che oggi ho recuperato dal fondo del ripostiglio, tolto dalla scatola e spero presto di mettere alla prova in qualche vigneto fangoso.

Il mio competitor è avvisato: si curi le vesciche e si facci trovare sul posto.

sabato 12 gennaio 2013

Rock N' Roll Fun

Dopo un mese di puro relax, si inizia a pensare di far sul serio. Entro i limiti.

Un bel giro a tutta attorno al fiume, in parte sterrato e molto ondulato: provato prima di capodanno con alcuni compagni di squadra, da solo ci metto un quarto d'ora in meno. Cinquantaquattro minuti di apnea, qualche pausa dovuta, per rimuovere l'inverno dal setto nasale, un buon inizio.

Una decina di sparate tra i filari, circa duecento metri in leggera ascesa, su erba. Prima regolo il passo, cercando il ginocchio alto e via dicendo, all'ultimo mi gioco il jolly e cambio registro, tirando fuori il velocista che non sono. Cerco la canzone giusta (*), e poi via con i piedi veloci che quasi non toccano terra, la spinta di braccia e il baricentro sempre avanzato, par quasi di volare. Divertente anche così, ma questa roba è Atletica, è diverso dal mio correre e basta.


(*) Che poi è la vera novità dell'anno, la nuova dimensione podistico musicale. Ma quanto sono carino con il mio nuovo compagno di corsa, piccolo e rosso, vinto alla Lotteria aziendale di fine anno?