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sabato 21 settembre 2013

Quei passi da lontano

Ier sera, corsetta di paese tra le vigne, come piace a me. Viene pure il buio, e il gentleman che è in me ritorna sui suoi passi, torcia in testa ed erede al fianco, a cercare la Bella. Insomma, dopo una decina molto bella e abbastanza tirata, stamattina me la prendo comoda. O quasi.

Porto i bimbi a scuola, rientro e veloce mi preparo. Parto calmo per il mio Progressivo Sciallo, imbocco la ciclabile fino al cancelletto di legno, che tocco teatralmente con la mano per poi rigirarmi verso casa.
Lungo la seriola stavolta, che ce la prendiamo calma oggi.
Poco dopo li sento arrivare, mi giro e un fulmine in divisa lunga e scura mi si avvicina con passi leggeri ma veloci. Mi faccio da parte ma mi intima un "vada avanti", io insisto, lo faccio passare e poi e gli vado dietro. Mi invita a seguirlo, tanto oggi fa "un lento". Stavo andando a 4, dice lui, l'adulatore, e io non resisto all'invito. Ho voglia di ascoltare storie, anche se mi costa una fatica inattesa.

Quest'anno ha fatto il personale, sui 5000.
Nelle gare punta solo a vincere, punta il più forte e ci prova fino in fondo.
Per andare forte bisogna allenarsi, crederci e correre a testa bassa. Come nelle altre cose della vita.
Non vede l'ora che arrivi la stagione dei cross. In autunno farà solo gli Italiani di Maratonina, a Cremona. Forse lo vedrò, da lontano almeno.
L'anno prossimo chiede la nazionalità, credo proprio di aver corso con uno che vedremo in Brasile.

"Alla fine ti conviene, chiedere la nazionalità, no?"
"Sono tanti anni che sono qui, voglio correre per l'Italia"
"Ma si, oramai sei bresciano dai!"
"No, sono bergamasco, sto dall'altra parte del fiume!"
"E dai, l'è stèss!"
"Ma se, fa nigot!"

In bocca al lupo, gnaro!

mercoledì 4 settembre 2013

Tempo di vendemmia e altre storie brevi

Le capisco, le mosche ronzanti attorno al vaso del miele. Vedono il paradiso, oltre quel vetro, ma non possono andare oltre. Come le capisco.

I kaiser-cosi, vincitori ai punti
Otto anni in Badia ed è sempre come la prima volta. Il nono anno è quasi prenotato, ogni anno la stessa storia.
Bel tempo, fresco ma asciutto. Pochi funghi. Tante gite, sempre più lunghe e faticose. I bambini festeggiano ad ogni rifugio: Kilian spazza via di tutto, con sobrietà dice lui, mentre Miss J si concentra su salsiccia e patate. I Kaiser-cosi vincono ai punti.
 
Un piccolo catalogo di persone bizzarre incontrate in questa valle da sogno.

Il Monte Croce, spalmato di fango
Quelli con le sneakers a quota oltre2000. Noi delle pedule siamo ormai in via d'estinzione. Sneakers, oppure le maledette A5: l'occhio mio è attento, ne girano sin troppe e pochi le usano correndo. Li invidio tutti, comunque.

Quelli che fanno le vacanze con gli amici e se li portano in giro in ogni dove. Chiassosi, irritanti e imbarazzanti. Ne ho sentito uno dire che il Monte Croce era come spalmato di fango.

Quelli che si fanno belli con la tipa, citando vette e cime e valli e sentieri fino allo sfinimento. Dei veri esperti, come del resto si evince dallo zainetto Invicta e dalla canotta della Juve.
Dove eravate, dall'89 ad oggi?

Quelli che non vedevano marmotte dall'89.

Quelli che, dopo una vita di vacanze in montagna, finalmente conquistano la prima vetta, a Cima 12.

Quelli che si siedono al tavolo del rifugio e ordinano come se fossero a Piazza San Marco, fra quindici minuti, per favore.

I turisti asiatici, in montagna e in generale.

Quelli che arrivano sotto la via ferrata e poi capiscono la differenza fra una ferrata e un parco avventura.  E si ritirano.
Questi ultimi siamo noi 4, al Piccolo Cir.

Terminate e smaltite anche queste ultime settimane di vacanza, rientriamo nei ranghi. Tra poco mando il resto della famiglia a scuola (tutti e tre, quest'anno), io torno a correre tra le amate vigne.
Intanto è iniziata la vendemmia, molto in ritardo, ma sarà una cosa veloce. Lo si capisce dal gran numero di autobus targati RO parcheggiati lungo i filari, dove io corro veloce e con passo leggero, sperando di non svegliare nessuno. Speriamo in una buona annata.