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mercoledì 29 maggio 2013

Corridore sono

Quando provo a fare l'Atleta, a prefissarmi un obiettivo, mi va buca. Non c'è niente da fare, sono solo un povero Corridore.

Poche righe sul Diario di bordo, perchè non se ne perda il ricordo. Maratona del Naviglio, aka La Mezza di Cernusco S/N, con premesse poco incoraggianti, ma ci vado lo stesso, che mi piace sbagliare di testa mia:

N. Cernusco lombardone e/o naviglio?
D. naviglio martesana
N. NON NE HO MAI SENTITO PARLARE TROPPO BENE
poi se c'è caldo è per intero sotto al sole
D. partenza ore 9
N. la martesana è bella per allenarsi
D. caldo ...
N. per gareggiare un po' meno


Giornata perfetta per sudare lungo il naviglio, il barba alle previsioni di Frate Indovino, ma c'è solo la testa e non le gambette, oggi. Duro convivere con gli imbianchini, un continuo spostare di cose per casa e, già che ci siamo, restauriamo il tavolo di cucina e pure le cadreghe. 

Arrivo a domenica con 2 corsette rubate ai doveri familiari, le birre dei Lagoni ancora in circolo, gambe dure, schiena a pezzi e ci sarebbe di che rimanersene nel letto. Invece, passo la mattinata a sgambettare sulla ciclabile, compreso quel bel tratto di sterrato zuppo zeppo di pozze, a inseguire la prima donna per poi essere da lei inseguito e infine, a meno 2, il crono dice che non è cosa e allora rallento e le cedo il passo.

A parte la botta all'anca all'ingresso in pista ("scalino, attenzione!"), tutto bene. Mi piace.


Sarebbe ingiusto mandare a quel paese quei quattro ciclisti spazientiti e irritati che non hanno rallentato al nostro passaggio. La ciclabile è di tutti, hanno ragione anche loro. Nel mio piccolo, posso solo sperare che il grosso del gruppo non li abbia scaraventati dove meritavano. La Martesana non ne dà notizia, per ora. 

martedì 21 maggio 2013

Laghi, laghetti e lagoni

Prosegue il tour dei laghi lombardi, con un bel cross lungo ai Lagoni.

Un'ode all'amicizia dei soci Andrea e Kikko e Hal (benvenuto nel club), alla bellezza del bosco, al gracidio delle rane, ai laghi che se ne stanno nascosti salvo poi riaffiorare sotto forma di pozzanghere, al bello della corsa insomma. E un grazie a chi ha chiuso i rubinetti giusto in tempo, ci mancava solo la pioggia.

Tante le pozze, a volte profonde: meglio prenderle ai fianchi, e rischiare di sprofondare e scivolare con le care, vecchie, gialle A2, oppure affrontarle di petto? Non esiste una regola buona per tutte le pozze: la Kompass non ha segnalato la profondità, il CAI non ha messo i bollini bianco-rossi. Si va a sentimento, sperando di non scivolare troppo o di non affondare al ginocchio.

Corsa dura e muscolare, "il marocchino e il Proserpio avanti di un minuto e dieci", ma siamo solo al settimo e mi sento già molle, lascio andare avanti i tre che avevo da poco raggiunto. O meglio, non ce la faccio a stargli dietro, diamo a Cesare quel che gli spetta.

Due o tre chilometri in coppia con un altro, messo peggio di me, poi una decina di chilometri in beata solitudine, nessuno davanti, nessuno dietro, come piace a me. Troppo corti i rettilinei per allungare lo sguardo, pare davvero un allenamento. Ogni tanto, senza mai girarmi indietro, un pensiero ad Andrea, in discesa mi potrebbe prendere facilmente, non sarebbe male arrivare assieme, invece mi tocca chippare da solo, dopo aver pestato di proposito le ultime due pozze sparse per terra.

Peccato il sole arrivi all'ora del pasto. Peccato non aver portato la famigliola.
Per fortuna, un paio, forse un trio, di bionde con Hal e Andrea allontanano i pensieri cupi.

  • 19 maggio 2013: quinto/247, tempo 1:26:31
  • 10 giugno 2012: ottavo/262 (primo cat. MM40), tempo 1.28.15

A questo punto, direi che ci rivediamo.

sabato 11 maggio 2013

La cortesia di rispondere

Non farlo è scortese, nulla da dire. Con quelli dei call-center, però, la tentazione è forte.

In risposta ai mille del leprorso: 10 mille in piano al parco, solo 500 di recupero che non avevo troppo tempo. Un sacco di gente in giro, non è la scusa per essere andato un po' pianino, almeno rispetto alle tue su un percorso decisamente più duro.
In risposta ai medi di kikkone: un lungo attorno al fiume, rischiando scontri con bambini in bicicletta in ritardo a scuola, cagnoni troppo grossi per i loro padroni e nonnini alla guida di auto non munite di frecce direzionali. Buon finale in progressione, una volta rientrato sulla ciclabile.

In risposta ai solleciti di entrambi: credo che sì, stasera max domani ci iscriviamo. Solita toccata e fuga, poi abbiamo un baby calciatore da portare in giro per il mondo.

Ma state andando fortissimo, ragazzi, sono davvero onorato di esservi socio. Ovviamente, sono anche preoccupato da questa vostra ansia da prestazione: lo sento fin qui che volete arrivarmi davanti, per dimostrare che avete battuto quel tale che una volta, anzi due, ha fatto un inaspettato 1.17, ma fa parte del gioco. Siete comunque due carissime carogne ;)

Mettete dunque in azione i bookmakers, ma sappiatelo che chi ha scommesso su di me ci ha sempre rimesso il capitale. Sono inattendibile, tutto qua.

Intanto Nic sta godendosi l'ora d'aria, beato lui. Niente invito per me, quest'anno. Forza Nicolino!

Nota postuma: quanti di questi? se vado di persona, di solito strappo un buono sconto al cantiniere, che non gli dispiace quando passo in pantaloncini a correre e mi può vedere dalla finestra ...

lunedì 6 maggio 2013

Un'ora sola ti vorrei

Due corsette sotto casa, a chilometro zero o quasi.

Primo Maggio in casa del diavolo, per la Non Competitiva che fa il giro del paese attraverso stradine di campagna, boschi e vigneti e il resort superlusso.
Non piove, ma i prati sono zuppi. Non c'è concorrenza, a parte un ragazzotto che alla SL mi ha dato un minutino.
Lo reggo i primi 3, poi lo lascio andare, boccheggio lungo i saliscendi e, senza tanto girarmi indietro che non ce n'è mai bisogno, taglio per secondo. Taglio pure un 500 metri di percorso, causa segnaletica ballerina. Ma c'è chi fa di peggio e mi perdonano. 
Percorso bellissimo. Pane e salsicce per tutti, tranne che per me, ovvio.
L'assessore, alla scuola tra l'altro, mi premia con un servizio di piatti, 18.

Domenica, il giro del laghetto: tra la partenza e la casa della maestrina ci sono un centocinquanta metri,
giusto il tempo di due allunghi e di suonare il campanello.
"85. Da tanto tempo. Ti ho pensato giusto pochi giorni fa. E così sei diventato ingegnere."
E io che contavo di far figurone come atleta. Ho capito niente.

La prima metà scorre veloce e anche troppo: il treno è quello forte, con i big di categoria, ripigliati metro dopo metro dopo la solita partenza lumachina. Al giro di boa del castello, tra lo sterrato e le prime ascese, si tira il fiato di brutto. Pare che non li ripiglierò nemmeno in sogno, passeggio faticoso sulle mattonelle del lungolago poi, al terzo sorpasso ricevuto riprendo un buon passo. Sull'asfalto guadagno terreno, ripasso i tre e, dopo l'ennesima discesa sul lungolago, anche il mitico orange che è alle corde. Nei millecinquecento finali mi resta indietro di una ventina di secondi, odio le volate.
Arrivo in solitaria e al rallentatore nel finale sterrato, primo tra quelli sopra l'ora secca. Davanti, l'ultimo vincitore del Monga. Porca paletta.

Statale chiusa, niente vento, passaggio nel castello, il lago, gente in festa, Antonio Rossi sul palco.
Altri scenari da ricordare, non solo per il tempo che fu.

Un ultimo pensiero alla compagna di team che la Bella si è ritrovata in zona doccia. Non so bene come interpretare le parole che seguono. Ne siamo entrambi turbati.
"Dani, dovevi vedere come le stavano su."