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sabato 22 maggio 2010

In montagna al mare, botte di fortuna e assenteismi

Ricapitoliamo quanto successo lo scorso weekend a Cerdanyola.

Si parte di venerdí col gruppone dell'Atletica, viaggio tranquillo e nel tardo pomeriggio alloggio all'Ibis, nei pressi della Sagrada Familia e di quello che resterá nella memoria come il suppostone. Per cena, giro in centro passando per il Parc de la Ciutadela: una mezzoretta per scaldare i muscoli (ma le accompagnatrici la definiscono in modo diverso) e pensare al giorno dopo. Al rientro, solo uno é abbastanza lucido da prendere al volo la retta via: da quel momento in poi divento il Navigatore.

La mattina dopo, il gruppo dei giovanotti si raduna alle 7 per una corsetta che doveva essere di una mezzoretta, ma poi, vuoi per il mare, vuoi per la novitá di passare per le strade deserte della cittá assonnata, diventa di quasi un'ora. Forse non il massimo, il giorno pre-gara, ma ottima per lo spirito.
Il resto della giornata, programa libero. Noi che giá conosciamo la cittá andiamo a visitare il Castello: e qui il Navigatore inizia a perdere punti, non si accorge del trenino che, partendo dal metro porta alla funicolare, cosí camminiamo per un'oretta su e giú per gli stretti tornanti e le ripide scalette del monte, finché, esausti, non gli capitiamo finalmente di fronte. Che pena le mia povere gambette!
Pomeriggio, finalmente a Cerdanyola per ritirare i pettorali e respirare un po' di sana atmosfera internazionale: un temporale rovina la visita e toglie ogni velleitá di fare un sopralluogo del percorso. L'altimetria pare da barzelletta e pure il panorama circostante non promette nulla di buono. Gli atleti non sono molti, 244 quelli iscritti ma qualcuno non si é mosso da casa per via del vulcano. L'organizzazione sembra un tantino improvvisata, ma noi siamo abituati male e pretendiamo la fanfara ad ogni occasione: ad ogni modo, funziona. Dopo la presentazione ufficiale, dove i 40 atleti italiani si ritrovano senza alcun rappresentante federale, gran cenone in paese: e le birre si sprecano che é un piacere. Peccato non trovare dei buoni carboidrati con cui fare il pieno, sento che mi serviranno. Accontentiamoci delle bionde maltodestrine.

E arriva il giorno della gara: finalmente il sole, e l'emozione di ritrovarsi, senza meriti particolari, la canotta azzurra, ma non c'é molto tempo per pensarci che si parte. Al solito, mi faccio imbottigliare alla grande, quindi sto bene attento a non finire contro qualche cassonetto o sui polpacci di qualche master, mentre recupero posizioni nei primi chilometri. Giá al primo km si passa dall'asfalto allo sterrato, che ci accompagnerá praticamente per tutta la corsa: le A2 reggono bene, il terreno e' a tratti scivoloso ma il fondo mediamente compatto. Fino al quinto km si sale, senza esagerare che siamo nonnini, poi é tutto uno scendere e attraversare vallette e pozzanghere fino quasi all'arrivo. Dal settimo all'ottavo mi pare di stare in pista, e passo un po' dei temerari che mi avevano superato in discesa. Il sentiero e' tutto nel bosco, ombreggiato e piacevole: davanti a me si delineano file interminabili di atleti spagnoli, ne passo alcuni ma davanti ne compaiono altri, pare senza fine. Termino in sorpasso sul breve tratto finale in salita, a solo 1'30" dai miei piú quotati compagni di squadra, quarto della pattuglia italiana.




 

E qui viene il bello e si consuma il fattaccio: mentre si festeggia con chili di anguria e salsicce sul prato della piscina comunale, si allestiscono le premiazioni e, a sorpresa, vengo convocato per il terzo posto a squadre, cat. 35-40. Incredulo e sicuro che quel posto toccasse ad un altro, quello Zugnoni (un vero atleta, mica un pipparolo come me!) che arrivando quarto assoluto si era dimostrato il migliore degli azzurri, mi rifiuto di salire sul podio, ma i compagni mi ci spingono sopra e la mia espressione stupefatta dice tutto. Nemmeno mi accorgo di quanto mi succede, della medaglia al collo, le strette di mano degli atleti spagnoli e irlandesi dove sono finito? Scendo dal podio alla ricerca del vero premiato, ne parliamo e pure lui non si capacita dell'errore: alla fine qualcuno va dai giudici e l'arcano si svela. Non avendo indossato la tenuta ufficiale durante la corsa, lui non poteva competere per la gara a squadre, ma solo per quella individuale!! Il regolamento é quello, se qualcuno della FIDAL fosse stato presente, non sarebbe di certo capitato.

Per quel che conta: sto meditanto un gesto da libro Cuore e spedire la medaglia all'interessato. Faccio?



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