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domenica 14 marzo 2010

Ritorno alle origini

Abbiamo gareggiato per 4 domeniche di fila, fino alla debàcle di Verbania. Ora ho bisogno di ossigeno, di riempirmi gli occhi di natura e le orecchie del suono dei miei passi.

Dopo una settimana passata quasi da fermo (un'uscitina fra i campi martedì con la mia pupilla, buoni sia il panorama che la compagnia; un'uscitina coi colleghi venerdì, utile solo per socializzare), ieri mi lancio in solitaria alla ricerca di me stesso. Lo trovo ripercorrendo il giro che facevo ogni tanto, prima di iniziarmi alla canotta gialla e blu, quando ancora mi accontentavo di finirlo, il giro da 6.4km scarsi.

A metà strada, quando inizia la salita, parto con 3 ripetute da 300 su pendenza del 6% (3.47, 3.38 e 3.35/km), poi scendo dall'altra parte e, con i filari che mi osservano da entrambi i lati della strada, risalgo per altri 300 al 4% (3.51, 3.36 e 3.41/km), infine chiudo in mezzo ai filari stessi, cercando una striscia non coperta dai tralci appena potati: sono giusto un 120 metri in leggera salita, che imposto come un Bolt dei poveri con ginocchia alte e busto in avanti. Mai stato un velocista, ma il vento tra i capelli oggi sibila un bentornato.

E aspetto ancora la primavera.

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