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lunedì 17 febbraio 2014

Ognuno ha i suoi tempi

La mia piccola sta ancora sulla tazza, che è già ora del pulmino. Spicciati faccio io, prima di conoscere la Verità. Che è, ovviamente: "ognuno ha i suoi tempi".

A Verona ci provo, mi sento bene e non mi spiace la ressa dei seimila, e saluto questo e quello e vedo il Meucci e lo Yassine, e un sacco di ciapèt come non se ne vedono spesso da noi tapascioni.

L'amico rivale A. lo vedo solo alla partenza, lui prepara Milano ma sul serio, non ha ancora i lunghi nelle gambe, finge con falsa modestia. Mi darà quattro minuti anche oggi.
Il compagno di squadra S. lo inseguo dalla partenza e lo raggiungo verso il quinto, giusto il tempo di salutarlo ed accorgermi che i suoi tre e trentacinque sono troppo per me. Tre minuti e mezzo all'arrivo.
Il compaesano M., passo e calzature da montanaro, lo sorpasso facile nei primi quattromila, poi capita che al tredici mi stanco e recito la sceneggiata di quello che si ferma ad ammirare il plotone.

Ne passano a decine, mentre scaracchio su un kleenex, poi riprendo piano, giro attorno all'Adige maestoso, mi fermo a gustarmi un gatorade e mi faccio passare anche dai palloncini dell'oraeventi.
Quando mi raggiunge M., una fiammata di orgoglio mi fa rimettere al suo passo non certo irresistibile. Si resta in gruppo, un po' di carattere e un pizzico di vergogna e si attraversa l'Arena in ordine sparso.

Non so che altro dire.


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